venerdì 28 marzo 2014

Influenza con Dungeon Roll (e un'anticipazione assoluta...almeno credo)

Difficile da reperire 'sto benedetto Dungeon Roll.
Che poi lo sapevo in anticipo che non sarebbe stato il gioco della vita ma poco più di uno yoyo da far ciondolare su e giù aspettando l'autobus. Ma succede sempre così: quanto più il gioco mi sfugge dalle mani, più i negozianti cominciano a rimbalzarmi fra sponde di "Eh, non si trova, è esaurito dappertutto" più la scimmia sale. E l'unico modo per calmare quell'isterico primate, per non sentirmelo più sbraitare in testa e colpire le sbarre con i pugni chiusi, è dargli quella maledetta banana.

Uscito dal negozio con Dungeon Roll e Jaipur nella tracolla, sono passato dal solito bar con mio fratello, per prendere un caffè e ripararci dal Marzo metereopatico e vagamente mestruato. E visto che l'avevo aspettato tanto e che non sono un uomo particolarmente paziente, ho fatto che spacchettare Dungeon direttamente sul tavolino del bar.
Il barista, che conosciamo da 20 anni, e che già lo scorso dicembre ci aveva "cazziato" perchè avevamo improvvisato un draft di magic sui suoi tavolini irti di mozziconi, apostrofandoci con "Ragazzi, voi con quelle carte mi mettete nei guai", questa volta ha commentato "L'altra volta le carte, e mo' i dadi. Ragazzi se arriva la finanza passiamo un guaio voi e io".
Prova a spiegarglielo a un uomo che ha gli anni che cominciano col 7 e i baffi ingialliti dalle Nazionali respirate passivamente, che quei dadi non hanno niente di illecito ma vogliono dire mago, guerriero, ladro, goblin, draghi, livelli, dungeon, mostrandogli anche l'allegato manualetto in inglese solo per sentirti rispondere "Ehhhhhhhh inglese, e chi ci capisce una mazza?!".
E' tornato a strofinare il bancone con lo straccio come il Mario della canzone, fidandosi solo della mia buona parola. Esattamente come la volta scorsa.

Cercavo un solitario come piano b, da giocarmi in caso di influenza.
L'ho trovato. E puntualissima è arrivata anche l'influenza.
A vederci il bicchiere mezzo pieno: appena in tempo!
Io che notoriamente sto dalla parte del bicchiere mezzo vuoto e che se appena appoggio il piede pesto una merda, penso: portasse tigna, 'sto cazzo di Dungeon?

Dungeon Roll
L'idea alla base: un improbabile party di personaggi stile "I Draghi del Crepuscolo d'Autunno" si addentra nelle viscere della terra scendendo di antro in antro alla ricerca di avventure (e di un drago, se avanza). Ad ogni piano le cose si fanno più difficili e i mostri da affrontare aumentano.
Il party ha a disposizione 3 discese negli inferi, per cercare di guadagnare più punti possibile e ciurlare nel manico.
Per formare il proprio party si parte dalle carte personaggio. Se ne sceglie una a caso delle 8 a disposizione. Ogni personaggio ha un'abilità statica e una monouso (utilizzabile 1 volta per ogni discesa). Ogni carta personaggio ha due facce: in corrispondenza del level-up del 5° livello esperienza, si volta la carta e si possono utilizzare le nuove abilità (che sono una versione migliorata delle vecchie).
Ah, dimenticavo: nel comparto carte anche un bugiardino riepilogativo degli oggetti e dei dadi.
L'altra roba che c'è nella scatola: dadi e token.
Dadi bianchi: ogni faccia rappresenta un personaggio: chierico, guerriero, mago, ladro, eroe, pergamena
Dadi neri: ogni faccia rappresenta qualcosa che troveremo nel dungeon: scheletro, goblin, blob, forziere, drago, pozione.
Il dado a 10 facce funge da contatore dei dungeon nei quali ci addentreremo (ed è parecchio figo)
I token verdi sono segnalini esperienza.
I token colorati: oggetti che troveremo nei forzieri
La partita comincia scegliendo una carta personaggio e rollando i dadi bianchi. Formata la nostra banda dei brocchi (1 carta + 7 dadi bianchi).
si scende (virtualmente) nel primo dungeon rollando un dado nero.
Nel secondo due, nel terzo tre e così via.
Ogni dado bianco può essere utilizzato per "affrontare" un dado nero, con due "pay attention":
1-ogni personaggio dei bianchi può eliminare TUTTI i dadi neri del suo stesso colore: esempio vedi foto a lato: il guerriero (faccia del dado con le due spade verdi incrociate) può eliminare anche 7 dadi neri goblin verdi. Il mago (cappello blu) tutti i dadi neri blob...
2-quando i dadi neri restituiscono il risultato DRAGO, il dado viene messo da parte nella "tana". Quando nella tana ci sono 3 o più draghi, il party deve affrontare il drago (i draghi si uccidono con 3 personaggi diversi).
L'eroe, elmo giallo, può ammazzare qualunque cosa nel numero che preferisce (...)
La pergamena permette di ri-rollare un qualunque numero di dadi (bianchi o neri), la pozione riporta in vita un dado, e i forzieri permettono di pescare un oggetto.
Il giocatore guadagna punti esperienza addentrandosi nel dungeon, al suono di "Chi più scende più guadagna", improbabile mantra che sa di Richard Pryor e Renato Pozzetto.
Quando il giocatore decide di uscire (ad esempio è rimasto con un solo dado) guadagna tanta esperienza quanti sono i dungeon che ha esplorato. Se è invece costretto a fuggire dal dungeon, perchè non ce la fa a battere mostri o draghi, non guadagna una ceppa.
Più facile giocarlo che spiegarlo.

Dungeon Roll è un vino da pasto, un fillerino fresco di frigo che si fa bere senza problemi e senza il bisogno di un'occasione particolare. Nonostante sulla scatola sia riportato 1-4 giocatori, credo possa funzionare solo come solitario (in più persone scatterebbero noia e occhi al soffitto aspettando il proprio turno).
In questi giorni di naso vulcanico, occhi esondanti e febbre intermittente, Dungeon mi ha tenuto compagnia fra una tachipirina e l'altra, aspettando la fine dell'uragano Mucose.
Più che un gioco Dungeon Roll è un giocattolo, sia per il tipo di divertimento plug&play che offre che per le meccaniche che non prevedono una vera e propria loss.
Scopo del gioco è far punti e "superarsi" da una volta all'altra, col malus che raggiunto un certo punteggio le limate verso l'alto diventano rare botte di culo (e se alla prima discesa non totalizzi almeno 6, puoi far che ricominciare la partita da capo perchè tanto non ti supererai) sino allo stallo matematico.
Nel complesso Dungeon Roll mi è piaciucchiato (e stavo giusto pensando di scaricare da internet, stampare e plastificare la foto di un antro, di una tana e di un cimitero, per collocare i dadi durante la partita e condire con un po' di ambientazione il lanciadadi) ma permane una pervicace sensazione di "potevano farlo meglio".
Ad esempio l'eroe è troppo sgravato e mortifica gran parte delle strategie e anche le pozioni mi sembra corrano troppo in aiuto del giocatore: io le avrei sostituite con un altro mostro o un TAP forzato della carta personaggio.
Insomma: per i miei gusti Dungeon è un po' troppo gentile, troppo amabile, non "picca" sulla lingua e se non picca io non sento il gusto.
Ma forse è solo questa maledetta influenza di fine Marzo a falsarmi tutti i sapori.
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E veniamo all'anticipazione.
Di solito non posto anticipazioni, rumors e voci di corridoio, anzitutto perché sono sempre l’ultimo muzzuno a sapere le cose e poi perché mi piace parlare dei giochi ai quali gioco e non di quelli che potrebbero uscire magari fra un anno se l’autore non ha le paturnie e l’editore non gli preferisce l'ennesimo porting di quiz televisivo.
Ma questa volta mi concedo il lusso di una piccola anticipazione.
Sono venuto a conoscenza, tramite un amico della Tana, che alcuni beta tester italiani stanno già testando il nuovo prototipo di un certo autore che di nome fa Uwe e di cognome non fa Pautasso.
La fonte non ha dettagliato gran che e si è tenuta molto sul vago, per ragioni che potete facilmente immaginare.
Le meccaniche dovrebbero essere le solite: classico german di piazzamento con cinque chili di token nella scatola indipendente dalla lingua.
Fitto mistero alla Tom Ponzi invece sull’ambientazione, che non sarebbe stata anticipata neanche ai playtesters (o la mia fonte sta spudoratamente mentendo, il che potrebbe anche essere, c'è gente che ci gode un sacco a fantasticare sui cerchi nel grano saraceno).
Secondo un playtester piuttosto esperto al tavolo dovrebbe trattarsi di un'ambientazione di tipo fantasy (che per un'amante del fantasy come me....).
Secondo la mia fonte il nuovo titolo blockbuster potrebbe avere un'ambientazione marina (anzi sottomarina) e chiamarsi TURTLE.
Bah.
Che sia vera una cosa o l'altra, lo sapremo fra qualche mese.
Per adesso prendete tutto col beneficio di inventario.

martedì 25 marzo 2014

Viking attacca il Dado Critico: "Non sai proprio giocare" (a Keyflower)

Ho ricevuto una mail di "un altro 40 enne", che segue il mio blog e che si è ritrovato un sacco nelle mie digressioni nostalgiche. Mi ha scritto "Ehi, anche per me Edwige Fenech è stata il mio primo grande amore".
Ecco: nel salutare l'amico (che mi ha anche strappato la promessa di provare Race for the Galaxy e parlarne sul blog) colgo l'occasione per una precisazione: Edwige fu il mio SECONDO grande amore. Indubbiamente fu quello più "fisico", ma ci fu una donna che prima di lei fece battere forte il mio cuore di bambino.
Maya, l'aliena di Spazio 1999
Ho immaginato un sacco di avventure nello spazio con te, Maya, ti ho salvata da astronavi in fiamme e mostri alieni cattivissimi, e portata in braccio non so quante volte (nelle avventure finivi sempre ferita alle gambe da un colpo di striscio).
Mi sembrava giusto riportare l'errata corrige.
Per Maya. E per quel bambino che la sognava.
(Caro 40enne pari requisiti, se condividiamo anche questa, domani sera ti voglio a casa mia, e non accetto un no).

Di quante ore di sonno ha bisogno l'homo erectus, un impiegato vulgaris sulla quarantina?
Otto? Sette? Sei?
Non lo so.
Ma so che quattro non sono sufficienti.

Mi scrive su whatsapp "Sono davanti al tuo citofono".
Ci siamo accordati così, di non suonare, nel caso mia figlia fosse già a letto. Precauzione inutile. Gli apro.
Quando Viking entra in casa mia, con un borsone di giochi a tracolla, la mia piccola sta finendo di guardare Chica Vampiro dal divano.
Ci prendiamo un caffè mentre la moglie avvia le pratiche di messa a nanna della piccola (che comunque fa in tempo a sbirciare nel borsone e a subodorare giochi in cucina!). Cerca di procrastinare la nanna con la scusa del bicchiere d'acqua, dello spuntino serale, del "Non trovo più Hamtaro" (il peluche), di una seconda lavata di denti perchè se n'è dimenticata uno.... ma la santa moglie conosce tutti i trucchi.
Le donne vanno a letto.
Chiudo la porta della cucina. Faccio il cambio delle luci cucina-cucinino.
Possiamo cominciare.

Keyflower
Gioco per 2-6 giocatori, indipendente dalla lingua, meccaniche di aste e piazzamento, prezzo attorno ai 50€.
Solito accenno alle meccaniche. Ogni giocatore comincia con l'esagono centrale del proprio villaggio e un pugno di exogini pescati a caso da un sacchetto felpato. La partita si sviluppa lungo le 4 stagioni, con nuove golose tessere che entrano in gioco ad ogni cambio stagione. Le tessere (esagonali, ognuna diversa e con un diverso effetto) vengono messe all'asta e i giocatori puntano i propri exogini secondo queste regole: 
1-il primo giocatore che offre, determina il colore d'asta per quel singolo esagono. Al rosso si può rilanciare solo col rosso, al blu col blu e così via.
2-è possibile attivare l'esagono durante la fase asta e incassarne istananeamente gli effetti. Tuttavia il vincitore dell'asta si frega sia l'esagono che l'eventuale exogino a cavalcioni di essa.
3-se si è in "minoranza" nell'asta, è possibile spostare i propri babaci su un'altra tessera (il che rende l'asta estremamente dinamica e apre la strada a bluff, doppio bluff e contropaccotto).
Finita la fase asta e determinato chi prende cosa, si posizionano gli esagoni nel proprio villaggio (seguendo le linee paesaggistiche e i collegamenti stradali e di fiume).
Gli esagoni producono e trasformano risorse, spammano benefit vari e permettono il refill di nuovi exogini (oltre gli immancabili punti vittoria).

Il gioco è fortemente interattivo e le strategie per far punti e rompere i cabasisi all'avversario mi sono sembrate davvero tante (dimenticavo: era la mia prima partita, il gioco l'ha sponsorizzato Viking). 
Quest'uso atipico degli exogini (o meeples, omini, babacetti, trippolini) e il meccanismo dei colori ad essi legati mi è piaciuto davvero molto (credo di essermi informato con Viking "E...quanto l'hai pagato?" dopo i primi 10 minuti di gioco). Lo ammetto: ho qualche pregiudizio contro i giochi che mescolano più meccaniche, e temevo un po' tutte le promesse di cui sembrava farcito Keyflower, e invece... beh, sono davvero contento di essermi sbagliato.
Gran gioco. Impegnativo, ricco, strategico.

La partita è durata 3 ore, 4 caffè, una birra artigianale alla castagna e un sacchettone magnum di Dixie.
Ce la siamo presa molto comoda, alternando momenti catartici a riflessioni sui paradossi del nostro lavoro, istanti di lucidità ludica in cui ci scannavamo per l'esagono-barca a variazioni sul tema "Ma se mollassimo l'informatica e ci mettessimo a vendere lupini e ceci secchi ai concerti?", con una ricca parentesi reciproca di "La prossima volta devo troppo farti provare un gioco che...".
Agli sgoccioli delle due di notte la partita si è conclusa con un gap di un centinaio di punti fra me e Viking, che sportivamente ha commentato "Allora, la volta scorsa in birreria avevi fatto il gagà, eh, con Biblios, e mo le hai prese sazio".
Effettivamente le mie giocate di contrasto sugli esagoni in casa Viking non hanno combinato gran che, e neanche nel mio villaggio le ciambelle col buco si sono proprio sprecate.
Ma come ho spiegato a Viking i giochi nei quali riesco a combinare poco nella prima partita o che mi bastonano secco (come nel caso di Ghost Stories) mi intrigano molto di più di quelli nei quali riesco a destreggiarmi in pochi turni. Non credo sia masochismo, quanto invece la sensazione che il gioco sia ancora aperto e che mi riservi grandi sorprese.

Di quante ore di sonno abbiamo bisogno?
Che diavolo ne so.
So che la mattina dopo svegliarmi alle 6.00 è stata durissima e quando alle 8.05 in ufficio è arrivata la prima telefonata, ho pensato "Non ce la posso fare, non ce la farò mai".
Ma alla fine ce la facciamo sempre, io e voi.
Grazie Viking per la bella serata.
E un grazie speciale all'inventore del caffè.

giovedì 20 marzo 2014

Ora ti somministrerò un po' di Pandemia

Alla Kay Scarpetta di Patricia Corwell va indubbiamene il merito del successo del genere medical thriller, aiutata da millemila stagioni di CSI che continuano a trasmettere ancora oggi su Italia1 negli stessi orari della Pimpa su YoYo (occhio allo zapping, colleghi).
Ma i più attenti ricordano com'è cominciata. E' stato Robin Cook, col suo Coma, a inventare il genere. Probabilmente non avete letto il libro ma ricordate il film Coma Profondo, con un giovane Michael Douglas e Michael Crichton alla regia (si, lui, quello di Jurassic Park). Tanto per darvi un'idea della distanza: Coma di Robin Cook è del 1977, Post Mortem, primo romanzo della Cornwell, è del 1990. Il genere mi è sempre piaciuto, forse perchè mia mamma e le sue due sorelle erano tutte e tre infermiere e a casa mia si è sempre parlato di ospedali, ambulanze e pronto soccorso (con gran dovizia di particolari).

Breve descrizione di Pandemia (il tempo che l'iniezione ti faccia effetto)
Quattro ceppi di malattie infettive estremamente contagiose si stanno diffondendo per il mondo. Tu sei un medico\ricercatore\scienziato al lavoro sui quattro virus e, insieme al tuo team, sei l'ultima speranza di sopravvivenza per l'umanità. Solo tu puoi trovare un vaccino, un antidoto, una cura e debellare i quattro ceppi mortali. Sei l'ultima carta giocabile, prima della fine del mondo. Pensa bene alla tua prossima mossa.

Pandemia, edito da Asterion e ristampato lo scorso anno, è un cooperativo per 2-4 giocatori, della durata di un'ora circa.
E fra i cooperativi che ho provato, è il mio preferito.

Il contagio ha inizio.
Si gioca su un tabellone piuttosto grande, che riproduce la mappa stilizzata del mondo. Le città sono interconnesse fra loro e i collegamenti indicano sia le strade percorribili dai giocatori che la direzione di propagazione del contagio.
A inizio partita i virus cominciano a diffondersi a macchia di leopardo, attraverso la scoperta di nove carte città. Il contagio è rappresentati da cubetti, un colore diverso per ogni malattia: più ce n'è in gioco e più sono cazzi.

I giocatori hanno a disposizione 4 azioni a turno, fra le molte possibili:
1-spostarsi via terra (ogni passo corrisponde a un'azione spesa)
2-volare in una città (sono su Roma, scarto la carta Tokyo, volo a Tokyo)
3-spostarsi tramite volo charter (sono su Tokyo, scarto la carta Tokyo, volo dove voglio)
4-creare un centro di ricerca (scartare una carta città sulla città corrispondente)
5-spostarsi da un centro di ricerca all'altro (tipo teletrasporto)
6-prendere\passare una carta a un altro giocatore
7-rimuovere uno o più cubetti infezione (nel costo di 1 cubetto = 1 azione)
8-trovare una cura per una malattia (scartare 5 carte dello stesso colore in un centro di ricerca).
9-limonare con l'assistente stagegista

I giocatori pescano una carta ruolo alla quale è associata un'abilità unica (senza la quale non vinci manco se preghi).
La partita è una vera corsa contro il tempo e i giocatori devono coordinarsi per lavorare su due fronti: 1-contenere il contagio (ed impedire reazioni a catena) 2-debellare le 4 malattie.
Come in quasi tutti i cooperativi, si vince in un solo modo, ma si può perdere in tanti.
Il livello di difficoltà è facilmente modulabile e il mio personale consiglio è di fermarvi un po' di tempo sul FACILE, per sviluppare meglio coordinazione e spirito di sacrificio (a volte l'opzione "Noi tre ci spostiamo in Europa, tu resta negli Stati Uniti ad occupati delle infezioni" sarà l'unica strada per vincere).

Cooperativo maturo, ricco, che premia le belle giocate e diventa più "tecnico" ad ogni partita.
Durata perfettamente calibrata, mai pesante, lascia una bella sensazione sul dopo partita (amo i giochi che trascinano la discussione sino al giorno successivo: ma secondo te se al quinto turno avessimo...) personalmente faccio fatica a trovargli veri difetti.
Se proprio devo fare il rompicoglioni e cercarci qualcosa, avrei fatto a meno della scritta PANDEMIA sul tabellone, è una cosa che non comprendo (non mi capitano mai momenti di labirintite ludica durante i quali urlare: "Ommiodio che diavolo è questo tabellone?!?! Ho un momento di vuoto: che gioco stiamo giocando? Ma è Village? Ditemelo se è Village!"). Non ne capisco l'utilità nè il valore estetico aggiunto, a mio avviso toglie solo pathos.
Ma a parte questo dettaglio si tratta di un vero capolavoro del genere coop.
Un gioco da avere senza se e senza ma.


IL DADO CLINICO (ovvero io, ErProsciuttaro e Melonia serata Pandemia)
Siamo al Centro Ricerche Epidemiologiche di Atlanta, quando arriva la telefonata.
Melonia viene a battermi contro il vetro mentre sto iniettando la 54esima mutazione del virus Alfa su un topo.
La stanza è insonorizzata e il vetro spesso due centrimetri, ma riesco lo stesso a leggere P A N D E M I A sul suo labiale. Dalle goccioline di sudore che le imperlano la fronte capisco che non sta scherzando.
Rimetto il topo nella celletta ed entro nel corridoio per la decontaminazione. I cinque minuti necessari per il processo non scorrono.
Trovo Melonia all'uscita, al cellulare, con le nostre giacche in mano e le borse del laboratorio a tracolla.
"Che diavolo sta..."
"E' cominciata" mi avverte prima di ricominciare a parlare in inglese al cellulare.
Pochi minuti dopo ci raggiunge ErProsciuttaro, sotto braccio due trolley di attrezzature e un sacchetto magnum di taralli pugliesi.
"Non ho fatto colazione e non ho il passaporto aggiornato" ci avverte
"Sei un cazzone da antologia" lo insulto
"Però ho i taralli"
"Ci fanno un visto speciale" spiega Melonia "Potremmo atterrare fra i mussulmani con un maiale al guinzaglio che nessuno fiaterebbe".
Lasciamo il laboratorio di Atlanta e mezzora dopo siamo in volo sopra l'oceano.
Si comincia.



EPILOGO
Se state leggendo questo blog significa che ce l'abbiamo fatta: abbiamo contenuto il contagio e debellato l'infezione.
Lo ammetto: non è il massimo avere il merito di aver salvato il mondo e non poterlo raccontare a nessuno, doversi affidare a un blog di giochi da tavolo per raccontare questa storia, nella speranza che qualcuno voglia cercare la verità in quelle strane morti per influenza nel mese di marzo.
Non è stato facile, no, per nulla. C'è stato un momento, un lungo momento, in cui ho pensato che avremmo perso l'Europa, e poi tutto il resto in cascata. Abbiamo volato da una parte all'altra, raccolto campioni di dna nei quattro angoli del mondo, ci siamo separati e lavorato in solitaria per il bene comune, salvo poi ritrovarci per costruire centri di ricerca, scambiare informazioni, pianificare e decidere su come fosse meglio intervenire. Ma alla fine ce l'abbiamo fatta.
Vorrei prendermi il merito, dirvi che sono stato io, geniale tecnico di laboratorio, io e i miei topi infettati e guariti un numero infinito di volte, a trovare la cura e a salvare il mondo. Ma è stato ErProsciuttaro.
Non Melonia, alla quale va il merito di aver sigillato l'ultimo virus esattamente a un turno dalla fine (vedi foto). Non saremmo andati da nessuna parte senza ErProsciuttaro.
Lui, con le sue visioni macroscopiche, e quell'innata capacità di calcolo sulle lunghe distanze, quelle dotte analisi del problema sputacchiando taralli, lui ci ha guidato. E' riuscito a restare lucido quando tutto sembrava perduto, a ottimizzare e a farci risparmiare turni preziosi in una partita contro il tempo che fatico a non definire pressochè perfetta.
Hai salvato il mondo e non puoi dirlo a nessuno, Prosciuttaro. Dovrai imparare a conviverci.


DIETRO LE QUINTE DI UN BLOG (e dietro la quinta di Melonia)
Mentre giocavamo a Pandemia sono stato folgorato da un'idea.
Io: "Oh, raga ho un'idea fortissima per il blog: nel report della serata Pandemia raccontiamo che Melonia non trovava più la carta città decisiva per debellare una malattia finchè ha scoperto che la stava coprendo con le tette sul tavolo?"
ErProsciuttaro: "AHAHAHHAAH daidaidai"
Io: "La racconterei così: Melonia non trovava più la carta città, finchè ha abbassato lo sguardo e.... e qui carichiamo la foto con un angolo della carta che le spunta da sotto le tette"
Melonia: "Non se ne parla" (ridendo)
Io: "Eddai!!!! E' un'idea fichissima, si rotoleranno dal ridere. Guarda: se ti appoggi così sul tavolo..."
Melonia: "No, dai, non mi oso"
ErProsciuttaro: "Noooooooooooooo"
Io: "Fallo per i tuoi fan"
Melonia: "No, no, non mi oso" (ridendo secco)

La sacerdotessa del filler non ha ceduto.
Vi siete persi la foto del secolo ^_^

domenica 16 marzo 2014

Paracetamolo e quattro giochi di carte sul tavolo di una birreria

Da ragazzini per determinare l'età di una persona ci affidavamo a certi simboli. Per esempio la borsa, per le ragazze: se le ragazze portavano la borsa significava che erano "grandi" (e se nella borsa c'era un pacchetto di sigarette che probabilmente l'avevano già fatto). Se portavano le borse della spesa (specialmente in zona mercato e magari si intravedevano coste di sedano e ciuffi di spinaci far capolino dal sacchetto) che erano delle donne (anzi delle mamme). Se avevano borsa nera in simil pelle, capelli bianchi, e un bambino scaccolante per mano, che erano delle nonne (o semplicemente delle vecchie, se mancava il bambino).
Per gli uomini puntavamo ai borselli, alle Nazionali pendule dall'angolo della bocca, al bicchiere di bianco ordinato al bar alle 10 del mattino, agli occhiali tartarugati aggiustati con lo scotch, ai bastoni per camminare. Simboli. Oggetti.
Col tempo le suddivisioni si sono fatte meno nitide e ci siamo dovuti inventare "terre di mezzo", veri e propri limbi del dubbio, per collocare adulti molto adulti ma non ancora vecchi e giovani imbolsiti.
E parallelamente gli oggetti-simbolo non hanno resistito al tempo, al progresso, alle molte mode, e sono spariti, hanno cambiato colore, sono diventati neutri inodore incolore insapore come l'acqua.
Un solo simbolo è sopravvissuto al massacro, e resta tutt'oggi l'ultimo indicatore per capire se quell'uomo è ancora un uomo o già un vecchio: la scatoletta porta pillole.
Perchè quei peli bianchi sul petto di tuo padre dove ieri c'era una foresta nera così ruvida che ci potevi grattare il parmigiano, non vogliono dire un beneamato cazzo. E neanche il fatto che adesso si addormenti sul divano guardando la tv già alle 9 di sera, o che non voglia più prendere la macchina: "Massì che stiamo ad andare fino al supermercato, andiamo al negozio qui dietro...".
Ma è la prima volta che vedi la scatoletta portapillole in mano a tuo padre che realizzi che il tempo è passato anche per il tuo vecchio orso.
Ed è così anche per te.
Mi sono sposato, e allora? Siamo sposini, giovani, tostissimi, vado a correre due sere la settimana con l'ipod e stasera la mogliettina si tira gnocchissima e andiamo a farci apericena e caipiroska in piazzetta.... Sono padre, e allora? Sono un giovane padre, anzi un padre giovanile, un superfigo, mi faccio modellare la barba da un barbiere gay che ha studiato a Londra, e vedessi che manze di mamme che ci sono quando vado a prendere la bimba all'asilo...! Che altro dici? La stempiatura? Mi raso come Bruce Willis. La pancia? Vuol dire che mi godo la vita!
Ma prima o poi arriva anche per te il momento del porta pillole.

Si comincia sempre monodose, non so: una bustina di paracetamolo da prendere in ufficio, una borocillina allungata da tua moglie perchè hai tossito tutta la notte, un'aspirina che ti faccia stringere i denti e superare la giornata lavorativa.... blister in tasca e via! Fin quando lo prendi perchè stai male in quel preciso momento non vuol dire gran che. Ma poi cominci a essere preventivo. In questo momento okay, sto bene, ma con tutto 'sto polline metti che comincio a gonfiarmi e a boccheggiare come un pesce rosso saltato fuori dalla boccia, mentre sono in ufficio? Così ti procuri una scatoletta di caramelle vuota, di quelle che compri al supermercato e che di solito si trovano vicino alle casse. Che è una scatoletta così grande che quasi quasi ci ficcherei dentro anche l'effervescene contro il mal di testa, il paracetamolo perchè questo mese se la sono già presa due colleghi, e prudentemente anche l'anti squaraus: metti che mi piglia un attacco di diarrea a spruzzo mentre c'è il meeting coi tedeschi? Prevenire è meglio che spruzzare.
Finchè un giorno realizzi che quello che hai nel marsupio non è un portacaramelle, anche se sul coperchio c'è scritto Menta EXTRASTRONG . Hai un cazzo portapillole nel marsupio. Anche tu.
Sei vecchio.

Esco dall'ufficio dopo un'ottima giornata. Per uno scarabeo stercoraro.
La tangenziale è scorrevole, ma nervosa, le macchine fanno la saponetta sorpassando sulla destra, cercando di guadagnare metri, sembra che tutti abbiano una fretta del diavolo di tornare a casa.
A casa tutto liscio. La bimba è di buon umore e disegna. Francy mi aggiorna sulle prossime serate con amici, compresa una coppia di amici con figli di cui proprio non mi ricordo. Mi racconta del suo lavoro, io le racconto del mio, e della riunione-fiume della mattina, col service coordinator e l'account manager che per la customer satisfaction stanno facendo massive people recruiting all'interno dalla business unit.
Francy: "Eh?"
Io: "Annuisci e fingi di prendere appunti. Io faccio così"
Dopo cena mi preparo per uscire. Un po' di stanchezza fra spalle e cervicale, ma niente di che.
E' la mia serata, è la serata del reboot settimanale, voglio affondare i denti nella polpa, godermela, spaccare tutto, vivere pericolosamente. Quindi lo faccio: prima di uscire di casa botta di vita: tolgo dal marsupio la scatoletta porta pillole. Eccomi, senza il paracadute delle supposte di buscopan.
Sono un fottuto spirito ribelle!

Birrificio artigianale, tavolo della volta scorsa.
Compagni di merende: TassoRosso e Viking.

Coloretto
Avevo in mente FINCA, che in tre gira che è una lippa, poi mi è venuta in mente 'sta serata tematica solo giochi di carte per testare i giochi più ergonomici da giocare sul tavolino di una birreria, ed eccoci lì a smazzare e smezzare.
Viking mi ha contattato tramite il blog, ci siamo presi un caffè di alibi tanto per annusarci, e nel momento in cui vi scrivo queste righe ci siamo già fatti due belle serate insieme (della seconda vi parlerò la prossima volta, vi anticipo solo: KEYFLOWER!!!!).
Ordiniamo i soliti "sample", ossia 4 birre piccole a testa, più per assaggiare che per bere, e le celebri patate al forno (in dialetto mi sembra si chiamino "patane arraganate", per via dell'origano spammato come se non ci fosse un domani).
Coloretto scorre giù bene e risulta godibilissimo sul contenuto spazio dei due tavolini ravvicinati della birreria. Conoscendo il gioco centellino il raccolto, mentre i compari raccolgono tanto, troppo, per i severi slot a disposizione in Coloretto. Alla fine il gioco prudente paga, becco pochi malus e finisco primo.
Gioco promosso da TassoRosso, senza infamia senza lode per Viking.

Biblios
Tempo di far rientrare i camaleonti nel terrario, che siamo già a spartirci i tomi proibiti di Biblios.
Anche questa volta sono l'unico che conosce il gioco, e l'esperienza si farà naturalmente sentire. Concentro i miei sforzi puntando a due dadi su cinque e gioco rischiando poco. TassoRosso si sbilancia in avanti comprando troppo oro e infatti chiuderà senza riuscire a capitalizzarlo tutto. Viking prova ad assaggiare da ogni piatto, disperdendo gli sforzi. Alla fine delle due fasi di gioco (obolo e asta), io riesco a portarmi a casa due dadi, TassoRosso uno, Viking uno. Il dado verde rimane invenduto: nessuno ha puntato su di lui. Quindi vinco ancora e mi guadagno l'arroganza di finire le ultime patate arraganate dal vassoio.
Il gioco colpisce Viking, appassionato di giochi di aste, mentre lascia più tiepido TassoRosso che commenta "Meglio i camaleonti" affogando i dispiaceri nella porter oggettivamente buona

Händler der Karibik
E' il momento del gioco di Viking.
Il gioco è costituito unicamente da un mazzo di carte, di ambientazione piratesca, indipendente dalla lingua.
Le carte, riportanti tutte sul dorso una moneta possono essere di tre tipi: nave, pirata, obiettivo.
Al proprio turno il giocatore comincia a girare carte dal mazzo decidendo quando fermarsi. Le navi possono essere convertite in monete e possono far "sballare" il turno in corso (se ne escono due dello stesso colore). I pirati sono il motore del gioco e se acquistati, oltre a valere punti vittoria e offrire protezione contro le navi, innescano delle piccole combo per pescare altre carte e guadagnare monete. Le carte obiettivo sono le missioni: ogni giocatore deve completarne almeno una per vincere (e deve avere almeno 10 punti vittoria in saccoccia).
Non conoscevo Händler der Karibik ma mi è piaciuto tantissimo. Nella partita sono riuscito a metter su un discreto motore macina monete, sacrificando però troppi turni e non riuscendo a completare per tempo la missione. Viking ha giocato molto sulla milizia (i pirati che difendono dalle navi e permettono azzardi ben remunerati) e si è visto soffiare la vittoria di un solo punto in zona cesarini proprio dal baldo TassoRosso, che ha imbroccato tutto nei tempi giusti manco giocasse a Karibik dai tempi di Portobello.
Gioco stra-promosso sia da me che dal TassoRosso, che meditiamo repentino acquisto a breve.
Love Letter
Limoncello a fine pasto il solito Love Letter, che ha dalla sua almeno la velocità. Per tutta la partita ho sfottuto Viking dicendogli che il gioco della lettera a lady Godiva era l'ultimissima occasione per non tornare a casa proprio con le pive nel famoso sacco, visto che io avevo vinto a due giochi e TassoRosso a uno.
La partita è stata veloce ma gradevole e si è conclusa al golden gol, con l'ultima mano nella quale eravamo tutti e tre a due cuoricini a testa (e si vinceva con tre). Finale tesissimo (per modo di dire, visto che parliamo sempre di Love Letter) con poderoso colpo di natiche del vichingo, che ha chiuso all'ultima carta proprio con la Principessa, conquistando il punto della bandiera.

Sono tornato a casa verso l'una, stanco ma di quella stanchezza buona, come quando ti fanno male i muscoli delle gambe dopo un weekend in montagna, fra lunghe camminate nel verde, ruscelli d'argento, profumo d'aghi di pino e di resina, carne sul fuoco scoppiettante e notte in tenda.
Il portapastiglie era ancora sulla scrivania, accanto al computer portatile dal quale sto finendo questo post. L'ho rimesso nel marsupio.
Domani mattina è vicino.
Si torna nel gran casino.

martedì 11 marzo 2014

Drammi familiari e Coloretto per giocatori di 4 e 68 anni

Nelle ultime settimane è successo un fatto piuttosto curioso, nella mia famiglia: alcuni zii e zie sono venuti a male parole mentre giocavano a carte. A dire il vero non è la prima volta che litigano durante una partita (e neanche la seconda e neanche la ventesima), ma in questa particolare occasione gli animi si devono essere piuttosto scaldati, perchè una delle zie (probabilmente la giocatrice più incallita della compa, una di quelle che quando si gioca a coppie preferisci avere contro che insieme) nei giorni successivi ha annunciato che lei non giocherà più.

Da che mi ricordi io nella mia famiglia, in occasione di eventi pantagruelici come pranzi di natale, cenoni di capodanno, compleanni vari ma anche semplici pranzi da hobbit la domenica, mentre noi ragazzini stavamo in giardino a tirare con l’elastico alle lucertole sul lato lungo della casa o a catturare le vespe giganti che ronzavano attorno alle pesche, i grandi sedevano attorno al tavolo per giocare a:
- Pinnacola
- Scala 40
- L'asso che corre (che nella mia famiglia tutti chiamano Piccozza non chiedetemi il perchè)
Conoscendo il carattere sanguigno e sul facinoroso andante di alcuni zii, il ginepraio familiare non mi ha minimamente stupido (anche se ammetto di esser piuttosto fiero dei miei genitori, che avendo annusato il napalm che c'era nell'aria già parecchi anni fa, hanno definitivamente rinunciato ad unirsi al tavolo verde col parentado), tuttavia l'episodio mi ha incuriosito...molto incuriosito.
Lo ammetto: non sono sicuro di riuscire a immaginare di giocare al medesimo gioco per 30 anni e sempre con le stesse persone (ho delle foto dell'estate del 1982 a Sottomarina di Chioggia in cui si vedono gli zii che giocano a Scala 40 sotto un nugulo di ombrelloni legati fra loro).
Ma è il litigio dei fratelli, le male parole, a conferire a questo quadro le pennellate dell'astratto.
70 anni sulla pelle, 30 dei quali passati a giocare a Scala 40 e amano ancora questo gioco così tanto da riuscire a insultarsi e a non parlarsi più?

Sono un giocatore irrequieto, incapace di soddisfare la propria fame. Non riesco a fermarmi troppo tempo sullo stesso gioco, anzi non riesco a fermarmici sopra neanche il minimo sindacale: mentre sono in coda al negozio per pagare la scatola che ho sotto il braccio già addocchio i prossimi acquisti sullo scaffale, cercando di dar loro una priorità: prima questo, poi quello, poi quell'altro... e non rispetto mai la scaletta che mi ripropongo perchè giornalmente blog e forum e anteprime me la stravolgono.
Il mio "gioco preferito" è sempre quello che non ho ancora comprato, e i tre giochi che mi porterei dietro se dovessi passare un anno sulla famosa isola deserta sono diversi da quelli del mese scorso e non sono neanche sicuro che saranno gli stessi di domani mattina. E' come se ogni gioco fosse la singola tessera di un gioco più grande, o una spezia spolverata su un uber-arrosto che diventa via via sempre più buono e sempre più irraggiungibile proprio perchè continuo a condirlo.

Le cose che mi piacciono di Coloretto:
- costa 12 euro
- estremamente portatile (un mazzo di carte: ve lo infilate nel marsupio e ce l'avete sempre dietro)
- da 2 a 5 giocatori (che è una bella rosa)
- puoi giocarci con tutti ma proprio tutti
- i camaleonti sono una figata

Due righe due sulle meccaniche.
Il mazzo è costituito da carte camaleonte di 7 colori diversi e qualche camaleonte psichidelico che funge da jolly. Le azioni possibili nel turno sono soltanto due: pesca una carta camaleonte e posizionala su una fila a disposizione di tutti, oppure raccogli tutta una fila. Una volta che un giocatore decide di raccogliere una fila, ordina le carte davanti a sè, suddivise per colore. Più è lunga una fila colore, più punti vale. La difficoltà è rappresentata dal fatto che ogni giocatore guadagna punti soltanto su 3 colori, gli altri colori raccolti gli valgono punti in negativo, quindi bisogna giocare sia per sè che contro gli altri.

Coloretto è un filler leggero e divertente, di quelli che puoi giocare chiacchierando e con i rumori di una birreria di sottofondo, ed è sufficientemente rapido da poterlo incastrare ovunque a bordo serata, fra il caffè e il momento del "Che dici amu, ce ne torniamo a casa?". E' semplice e immediato da riuscire a tirarci dentro chiunque: grandi, piccoli, diffidenti novizi, fillerofili sudaticci, Risikofili calvi, UweRosemberofili all'ultimo stadio, donne casualmente al tavolo, divoratori di cinghiali....
L'ho giocato con mia suocera, 68 anni, che di norma non gioca neanche ai tradizionali giochi di carte, e le è stata sufficiente una partita per comprenderlo e chiedermi "Ne facciamo un'altra?". E l'ho giocato con i miei genitori, e alla seconda partita mio padre, che negli anni 80 giocava a scacchi un giorno sì e l'altro pure contro le scacchiere elettroniche della Fidelity e della Mephisto con ottimi risultati, metabolizzate in due turni le regole e il bugiardino punti davanti a sè, ha cominciato a mettermi i bastoni fra le ruote in maniera chirurgica (vincendo, tra l'altro).
I camaleonti colorati piacciono un sacco e devo ammettere che quando li tiro fuori anche i bambini vengono a chiedermi di giocarci.
Eccovi quindi la mia variante per i più piccoli (testata su un gruppetto di bambine di 7-5-4-4 anni)
-si posiziona il mazzo al centro del tavolo e a turno ogni giocatore pesca una carta. Ogni carta pescata viene posizionata accanto al mazzo, a faccia in su.
-quando si pesca un camaleonte dello stesso colore dell'ultimo posizionato a terra a faccia in su, si prendono entrambe le carte e si mettono davanti a sè
-quando si pesca un "2" si scelgono e si prendono 2 carte fra quelle a faccia in su
-quando si pesca un jolly, si prendono tutte le carte a faccia in su
Alla fine del mazzo, chi ha la fila col colore più lungo (sommando jolly e +2), vince la partita. Nota: visto che si tratta di una variante per bambini consiglio di "manipolare" un po' il mazzo in modo da distribuire +2 e jolly con una certa armonia.

Gran finale
Non c'è alcun gran finale e non c'è neanche una morale, spero non vi aspettaste davvero un "Ho portato Coloretto ai miei zii e ora ci giocano tutti insieme e vanno d'amore e d'accordo".
Il dubbio che la colpa non sia tutta del carattere fumino di alcuni fratelli ma più realisticamente di un film che si ripete da 30 anni come il giorno della marmotta, mi è venuto eccome.
Personalmente credo che potrei dare di matto anche su un gioco puccettoso come Bellafiorella dell''Haba, se giocassi solo a quello per i prossimi 30 anni.
Comunque per fugare qualsiasi dubbio: no, non ho buttato acqua sul fuoco con Coloretto.
Che se la vedano fra fratelli.
I camaleonti rimangono nel mio marsupio, pronti ad essere cavati fuori per una partita in notturna con qualche compagno di merende, o per una foto nel light box insieme ai primi germogli di habanero orange della semina 2014 (così' sapete dove ho scattato la prima foto).

Post Camaleontum
A testimonianza di quanto raccontavo sopra... Coloretto non era in programma. Poi ho visto la Minuta di TeOoh su youtube e me lo sono comprato (entrambe le edizioni, perchè quando svacco io svacco per bene).
Ai vari Pinco11, Pollo, Azhag, TeOoh, Max, CptWasp, Alkyla ... gentilmente...lasciatemi i vostri recapiti telefoni, perchè un giorno mia moglie si incazzerà di brutto, e io le dirò che è tutta colpa vostra, che io non volevo comprare tutta quella roba, che mi avete ipnotizzato, che mi avete costretto...che mi avete...che voi...............
E' ora che vi prendiate le vostre responsabilità, maledetti pusher.

giovedì 6 marzo 2014

Lo schiaffo di Melonia

Quelle giornate che le cose non vogliono proprio girare, non c'è verso, e per quanto vi sforzate e vi affannate non cavate il famoso ragno dal buco.
Sono giornate nate male, bachi, cacche di cane che vi finiscono sotto il piede il giorno che avete i sandali, errori di programmazione che non è possibile nè piegare nè domare in alcun modo. Ma se non è possibile contrastarle o correggerle, queste giornate di emme, si può almeno imparare ad annusarle, intuirle, sentirle arrivare. E una volta riconosciute non mettersi di traverso, non opporsi al flusso di emme, ma lasciarsi trascinare dalla piena con gran economia di bracciate, schivando solo gli scogli più aguzzi, aspettando solo l'alba del giorno nuovo.
Perchè basta resistere 24 ore. Domani andrà meglio. Fidatevi.

Di solito comincia fra le quattro mura domestiche, la mattina al vostro risveglio, un declino lento, mimetico, insospettabile, non so: la moglie che vi avverte che passerete il sabato pomeriggio insieme all’Ikea alla ricerca di una mensola angolare, e poco dopo, già vestiti e pronti per uscire mentre estraete l'immondizia dal bidoncino sotto il lavandino, il sacchetto si lacera colando gli avanzi della cena sul pavimento.
E uscite di casa per andare al lavoro in ritardo. Non mezzora, perchè mezzora vi farebbe scattare il campanellino d'allarme: dieci minuti soltanto. Sufficienti comunque a imbottigliarvi nel traffico.

Ho realizzato che era una di quelle giornate solo in tarda mattinata, quando l'installazione di un blando Acrobat Reader ha causato un errore irreversibile protezione modulo contattare l'amministratore di sistema senti pure Bill Gates se ci ha qualche idea, sul pc di un utente.
Ho annusato la giornata ma mi son detto "Ehi, comunque vada oggi è venerdì. E stasera seratona board games con ErProsciuttaro e Melonia". 

Grave errore sottovalutare le giornate di emme.

Me la sono giocata male, lo ammetto, completamente fuori tempo come le mestruazioni il giorno di san valentino, impaziente come un pokerista che di fronte a un full servito ridacchi "Ehm...raga raddoppiamo il piatto e facciamo un giro senza cambiare le carte?". Forse dopo un'intera giornata a non imbroccarne una avevo bisogno di portare a casa un punto, forse mi sono giocato 'sto all-in pensando "Massì, Melonia sarà pronta".
E così dopo mesi e mesi a lavorarla ai fianchi con filler sempre meno filler e german travestiti da cooperativi ("Questo è un cooperativo atipico...siamo uno contro l'altro...ma poi alla fine facciamo la pace") ho calato il carico da undici e messo in tavola TRAJAN.

Mettendomi di fatto di traverso al flusso.

Trajan è il mio primo Feld. 

Gioco di piazzamento con livello di difficoltà "per esperti" secondo blog molto più seri del mio, ambientato qualche secolo prima di Cristo nella Roma bene di patrizi e gladiatori ispanici, è un titolo che mi ha fatto sbavare sin dal primo istante. E' un german ricco di opzioni e strategie possibili, con piogge scroscianti di punti a destra e a manca(la). Contrariamente ad altri titoli tedeschi più avidi e severi nell'assegnazione di punti vittoria e risorse ai giocatori, la difficoltà maggiore di Trajan consiste all'inverso nel gestire tanta abbondanza, un tripudio di strategie e punti che sembrano rotolare da tutte le parti come palline del pachinko. Per spiegarla con una sobria metafora:
Caylus -> Ilona Staller entra in un carcere e i detenuti si scannano l'un l'altro per riuscire a bombarsela. Tu sei uno dei detenuti.
Trajan -> George Clooney entra in un carcere femminile con due bicchieri di champagne in mano. Tu sei George Clooney.

ErProsciuttaro ha intuito sin dai primi turni l'importanza del foro che attualmente considero la spina dorsale di tutte le strategie di Trajan, e grazie a un paio di belle giocate fra le scodelle del mancala ha cominciato a raccogliere tesserine come margherite nel prato. Più diesel e in sordina io e Melonia. La sacerdotessa del filler ha affrontato i suoi turni con la prudenza di chi teme di sbagliare e tempo di prendere confidenza con le meccaniche si è ritrovatata rincorrere un Prosciuttaro oramai irraggiungibile. Io, forse troppo concentrato sulla spiegazione del gioco (che pallista!) ho giocato malissimo, raccogliendo poco e imbroccando peggio. Alla fine dei quattro turni le richieste del popolo inevase mi hanno dissanguato relegandomi a fanalino di coda del gruppo.

Non so se per ansia da prestazione o troppo concentrato sul far piacere Trajan ai miei soci (prima partita assoluta), ho giocato male, distratto, assente, e la partita è si è trascinata fra dubbi del regolamento (miei) giocate meste (Melonia) e smargiassate di un insolito Prosciuttaro, che ci doppiava dando di clacson con sigaretta sopra l'orecchio e braccio fuori dal finestrino.

Per evitare che il gioco fosse definitivamente cassato per colpa di una serata sbagliata, ho proposto la sospensione.
Partita non conclusa e gioco riposto nella scatola sulle lapidarie note di: "Andre: non mi è piaciuto per niente" di Melonia.
Ricordo che in terza media quando Anna M. della quale ero innamorato cotto mi disse che per lei ero solo un amico, soffrii molto meno.

Con la morte nel cuore ma intenzionato a non chiudere la serata con un fail, sicuro di vincere facile con un coop di ambientazione asian (Melonia ed ErProsciuttaro hanno il ramen nelle vene), ho cavato fuori dal cilindro GHOST STORIES.

Beh... non è stata proprio tutta 'sta gran genialata.
Ghost Stories è un gioco con un livello di difficoltà settato su "bestemmia", e nonostante io, ErProsciuttaro e Melonia si sia piuttosto abituati ai cooperativi, le abbiamo prese sazi, anzi di più.
Senza troppi complimenti e in pochissimi turni, Ghost Stories ci ha letteralmente preso a calci nel culo.

Le abbiamo prese indiscutibilmente, senza alcun "Forse se solo al quinto turno avessimo..." all'orizzonte.

Mi fido del giudizio e dell'obiettività dei miei soci, quindi so che la bocciatura di Ghost Stories non ha niente a che vedere con la sconfitta (le abbiamo prese tante e in tanti altri giochi, siamo ben allenati a perdere). GS è un gioco difficile e su BBG ci sono lunghe discussioni su certi aspetti del gioco che non convincono una fetta dei giocatori (troppo dipendente dal caso, non esiste un vero e proprio progress, è possibile perdere anche giocando in maniera perfetta).
Ma a me piace. E' hardcore, politicamente scorretto, frenetico, ingiusto e i giocatori sono in balia del fato...è realistico! (anche nella vita, nel lavoro, nelle amicizie capita che tutto vada a puttane, anche giocando in maniera impeccabile).
Confido che i soci vorranno concedergli una seconda possibilità.

Alle porte dell'una di notte mi sono giocato l'ultima carta che avevo a disposizione: BIBLIOS.
Filler leggero che da un po' mi tiene compagnia, ma che non avevo ancora sottoposto ai compagni di merende.
Ho incrociato le dita, distribuito le carte e ....
Biblios è piaciuto. Molto. Primo e unico gioco promosso della serata.
Mezzora dopo ho salutato ErProsciuttaro e Melonia sul pianerottolo e chiuso la porta di casa.

"E' passata la mezzanotte" ho riflettuto sparecchiando il tavolo "Siamo già nel giorno nuovo, la giornata di emme è già IERI".
Non puoi vincere sempre.
Non puoi pretendere che i giochi che piacciono a te piacciano sempre anche agli altri, neanche se si tratta di un capolavoro come Trajan.
E soprattutto non metterti di traverso al flusso. Mai.
Non la scampi.
Non c'è verso.
L'unica è prendere tempo e aspettare che la lancetta superi la mezzanotte.
Da lì in avanti puoi vincere anche con Biblios.